Dietro alla città capitale Berlino, Amburgo è la città che in Germania raggruppa il numero più elevato di residenti. Lo scalo portuale, per flusso di merci, è fra i primi tre d’Europa. Le rive del fiume Elba, corso d’acqua che come radente coltello ne taglia in due la superficie, comunicano facendosi aiutare da alcuni ponti e da un paio di tunnel. Se qualcuno per l’appellativo si vuol ringraziare, lettera esprimente riconoscenza dovrebbe esser idealmente spedita a Carlo Magno, il quale ordinò attorno ad un battistero l’erezione di castello avente funzioni protettive. Nel voler incontrare senza attardata pausa la sfera economica, il reddito pro capite amburghese sfrisa dati numerici doppi se paragonati a quelli dalla media europea rilevati. Altro campo trainante è quello dell’editoria. Ad Amburgo, infatti, risiedono stabilmente tanti operatori della comunicazione.
L’itinerario
Impronta stilistica al neorinascimentale strizzante l’occhio caratterizza la facciata esternamente posta del municipio di Amburgo, costruzione che dalla dilagante sobrietà circostante prende le debite distanze. Da terra eretta nella seconda metà dell’Ottocento, tal costruzione abbraccia ogni anno qualcosa come 100.000 turisti da ogni parte del mondo giungenti. I materiali che in fase di messa in opera venero utilizzati furono principalmente l’arenaria ed il granito. In fila per venti sono gli imperatori teutonici oggetto d’attenta raffigurazione, con soglia d’entrata nella quale gli astanti avranno modo di notare fin dall’immediato scritta in oro redatta con dicitura “Libertatem quam peperere maiores digne studeat servare posteritas”. Al progetto venne data sostanza con mano toccabile per via di precedente e calamitoso incendio che, nel 1842, rase al suolo la sede municipale originariamente attiva. Sono quasi 650 gli ambienti che internamente giacciono, ciascuno dei quali simboleggiante stile dove il raffinato mai di moda passa. Qualche decina sono tuttavia quelli aperti alla pubblica fruizione. Volgendo sguardo pregno di rispetto alle dimensioni, ad oltre 110 metri ammonta la larghezza delle pareti esteriori, con la torre centrale che nel tentativo ardito di toccare il cielo con la punta del dito sfiora ragguardevole quota di 112 metri. Aver la fortuna di penetrare dentro vorrà dire non soltanto aver prova provata di palese ricercatezza, ma anche di elementi architettonici devotamente fedeli a tal traccia. Esempio degno di citazione è senza ombra di dubbio alcuna un giardino la cui fontana tratteggia nastri d’acqua che nell’incrociarsi si curvano quasi a vicenda prostrandosi. Nucleo che con voluttà pulsa è la sala imperiale, celebre per una serie di motivi decorativi che a festa abbelliscono il soffitto che la sovrasta.
Della volutamente diradata cerchia degli edifici ecclesiastici più importanti ad Amburgo, la Chiesa di San Michele è componente la cui mancanza farebbe udire assordante voce. Se è vero che ciò che vien creato è riflesso materiale di quel che in mente balena, è altrettanto vero che lo stabile di cui ci stiamo accingendo a parlare rispecchia perfettamente la concezione dei praticanti di quel culto per primo professato da Martin Lutero. Nel suffragare santo universalmente riconosciuto dal cristiano monoteismo, venerante e bronzea rappresentazione è stata posta dove saremo costretti ad alzar la testa una volta a contatto con l’ingresso. Per quel che riguarda il campanile ad essa appartenente, nel Vecchio Continente pochi sono i concorrenti in grado di eguagliarne e superarne sia beltà che altitudine. La copertura in rame è ulteriore fattore identificativo, con la chiesa che fin dal momento della sua terrena venuta alla luce ha rappresentato scalo per tutte quelle imbarcazioni che attraversavano le calme acque dell’Elba. A pieno regime, capienza massima ammonta a 2.500 persone. L’orologio, le cui lancette scandiscono frenetica corsa di tempo che vola, in città non fronteggia rivali alla pari. Aspetto odierno, di stile barocco fregiato, venne dato all’altare principe nel primo decennio del Novecento. Sono tre i segmenti che tra loro sommati plasmano la conformazione di quest’ultimo, ciascuno dei quali è effige sincera di alcuni dei momenti salienti dell’esistenza del Salvatore. Il fonte battesimale venne fatto realizzare nel Settecento da alcuni commercianti d’origine italica che all’epoca trascorrevano in loco esistenza.
Se del quartiere distinguibile per via dell’epiteto di St.Pauli non sapete nulla, terzo paragrafo di guida corrente è bene riservarlo ad esso. Da cercare nel tempo a ritroso è tradizione che lo tramuta in angolo della città dove trasgressione e spensieratezza passeggiano mano per la mano, impunemente flirtando. Lo scalo portuale locale, il cui traffico a cadenza giornaliera assumeva connotati con grossi numeri quantificabili, conduceva tra le arterie di St.Pauli naviganti i quali, nel dar movimento ad attesa talvolta davvero lunga, s’abbandonavano ai piaceri della carne. A partire da allora, la prostituzione è quindi divenuta fonte a sé attirante e settore a carattere connotante. Contrariamente a quello che per errore si potrebbe essere portati a credere, quel che è stato appena detto non è legato all’illegalità con vincolo di sinonimia. Lungo la via, la cui lunghezza è più o meno pari a 500 metri, vigilano continuamente agenti pronti a redarguire atteggiamenti contrari alle rigide regole. Incoraggiate da atmosfera che qui non socchiude gli occhi neanche per riposare, diverse sono state le band musicali che in loco han fatto gavetta. Tra queste, colpevole mancanza sarebbe non far menzione dei Beatles, band britannica destinata nei decenni a venire a rivoluzionare il panorama discografico mondiale. A fame e gioco, rispettivamente bisogno e perversione che contraddistinguono l’umano modo d’essere, si potrà contrapporre reazione addentrandosi in uno dei tanti ristoranti e casinò. Nel 2012, il giornale d’oltremanica The Guardian ha al quartiere di St.Pauli voluto destinare un intero articolo, inserendolo nella speciale classifica dei migliori luoghi al mondo nel quale passar vita spesso troppo breve. Se di St.Pauli si vuol comprendere ragione della propria originaria istituzione, altro non bisogna fare che traslocare su dimensione religiosa, coi ministri protestanti i quali, nella cosciente consapevolezza di non poter per sempre estirpare squisitamente una umana perversione, provarono a relegarne le manifestazioni tra le mura di un’unica zona. Stando a quelle che sono le cifre inerenti i flussi annualmente registrati, pare che siano 15 milioni coloro che al fascino ammiccante del quartiere proprio non resistono.
Quarta fermata di soggiorno in friabile crosta tedesca assume il nome proprio di Kunsthalle. Facile e subitaneo sarebbe attaccargli indosso l’etichetta di museo che ad Amburgo per importanza eccelle. Fondato tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta dell’Ottocento, fabbricazione di simile opera richiese esborso economico per quei tempi tutt’altro che modico: 300.000 marchi. Porzione preponderante di codesta somma provenne da mucchio affollato di donazioni a carattere privato. I suoi contorni, se dall’esterno scrutati, hanno tutto il diritto di esser collocati nella sezione intitolata “arte rinascimentale”. Le opere, pepite d’un tesoro che non si presta ad enumerazione oggettiva, sono comprese nell’intervallo che va dal Duecento all’Ottocento. Corrente alla quale vien regalato minuzioso approfondimento è il “romanticismo tedesco”. Di periodo così fruttuoso per l’arte, testimonianza illustre è la tela, la cui firma è quella inconfondibile di Caspar Friedrich, chiamata “Viandante sul mare di nebbia” (1918). L’italianità è quello che accomuna noi, viaggiatori che nella nordica Amburgo scoveremo pace da sorseggiare senza avidità, e pittori che alla nostra arte hanno dato lustro, da Bernini al Parmigianino fino ad arrivare a Lorenzo Lotto. Espressionismo ed impressionismo costituiscono aggiuntive scuole che, tramite applicazione sapiente delle colorazioni, sapranno come ripagare le fatiche d’una passeggiata fino alla Kunsthalle. Soscrizioni egualmente dal talento osculate sono quelle apposte sui propri quadri da figure del calibro di Munch, Manet, Picasso, Klee e Rembrandt. Biglietto d’entrata costa 14 euro.
Nei primi mesi del 2000, la locale amministrazione si rese responsabile di uno degli interventi di riqualificazione urbanistica più arditi mai concepiti: Hafencity. L’obiettivo, in un Paese che segue andamento demografico discendente e perciò in tutto e per tutto analogo al nostro, è stato quello di dar nuova linfa ad un distretto cittadino dimenticato da incuria scordarella. Maestosi silos e depositi nei quali in passato venivano stoccate le merci più disparate si sono visti costretti a lasciar spazio a stabili residenziali, uffici ed edifici scolastici, difformi per destinazione d’uso ma concordi nell’assecondare richieste di matrice ambientale. Fin dal bozzetto d’esordio, l’intero progetto s’è distinto per quasi morboso contatto con l’elemento acqueo. Dal pelo dell’acqua, tutta l’area è mediamente distante 9 metri al massimo. Il verde, lontano anni luce dal grigio in passato troneggiante, è in conti fatti onnipresente. Lunghe piste, fruibili sia da camminatori abituali sia da incalliti ciclisti, sono su ambo i lati costeggiate da interminabili file dove per ordine son state disposte respiranti essenze.
Transitare su sentiero che dinanzi alla maturità accompagna non rappresenta per obbligo imposto passaggio nel quale farsi sopraffare da carenza di bambinesca fantasia. Al contrario, l’essere adulti è continuità temporale che alle bonarie lusinghe della curiosità deve controbattere senza ineducatamente zittire. Pane da addentare vi verrà in questo senso servito se vento soffiante vi catapulterà nei pressi di Miniatur Wunderland, capolavoro miniaturistico. Chi al sito ha donato intelligente manifattura ha inteso installare cuore battente ad una riproduzione in scala concernente non soltanto l’argentea Amburgo, ma anche pezzi d’Europa da essa separati per via di prolungata distanza chilometrica. Svizzera, Scandinavia, Italia, Austria e Stati Uniti, volumi narranti storie che spesso s’intrecciano ma che mai completamente si sovrappongono, qui costituiscono soste da registrare tutte d’un fiato, per traccia musicale lunga ma orecchiabile nel suo pacato incedere. Nel segmento dedicato alla nostra Città Eterna, targhetta di commemorazione è stata apposta per ricordare il gigante buono del cinema di casa nostra: Bud Spencer. Prezzo d’entrata per gli adulti costa 19,50 euro, con i bambini il cui ridotto prevede tariffa di 14,50 euro.
Ramificazione regina del complesso stradale cittadino, la Jungfernstieg è tappeto rosso che ogni giorno vien calcato da coloro i quali dello shopping fanno ingrediente preponderante. Se tanti sono al corrente di fama consumistica che la precede, conteggio non altrettanto indugiante potrebbe avere ad oggetto chi almeno altre due nozioni ha fatto proprie. Ricoperta di nero manto nella prima metà dell’Ottocento, la Jungfernstieg è quindi stata in Germania la prima arteria asfaltata. Vicenda ulteriore è raccontabile da chi, se di storia almeno le basi mastica, vi dirà qualcosa di più a proposito del re danese Federico VIII, che proprio qui venne cinto dalle braccia potenti della morte. Se denominazione vogliamo tradurre, corrispondente in lingua italiana di Jungfernstieg potrebbe essere “strada delle vergini”. Nei secoli che nel remoto vanno ormai riposti, infatti, le famiglie altolocate usavano portare a passeggio figlie che degna collocazione sentimentale ancora non avevano trovato. Nei primi anni Duemila, la strada è stata sottoposta ad alcuni interventi strutturali, volti sia a forzata modernizzazione sia ad adeguamento ai tempi attinente. Negozi ed alcune strutture ricettive s’alternano mettendo tappo risolutivo ad ogni vostra esigenza.
Non potrete salpare da Amburgo senza far visita alla via che con certezza ne incarna l’animo: la Speicherstadt. Si tratta di in un agglomerato fatto da poco meno di 20 magazzini, fabbricati a cavallo tra i 1884 ed il 1888. Nel rimpiazzare abitazioni che prima davano ospitalità ad oltre 20.000 maestranze portuali, questi edifici in rosso laterizio sono stati immessi qualche anno fa nella lista dei Patrimoni UNESCO. Una manciata di musei, stanze di registrazione e sedi nelle quali albergano alcune case discografiche sono ciò che odiernamente questi giganti in sé affagottano. Tra le esposizioni museali verso le quali orientare le lenti del cannocchiale vi sono quelle dedicate alle spezie, al trascorso storico della città amburghese ed alle miniature (Miniatur Wunderland), eccellenza ulteriore d’una città in perenne movimento. L’area riposa su superficie pari a 25 ettari, per una lunghezza ammontante ad un chilometro e mezzo. Ogni magazzino si scinde in sette o otto piani, sostenuto da geniale insieme di palafitte lignee.
Luoghi della movida
Nel ricollegarci ancora alla vita notturna, nella sua (quasi) interezza concentratasi nel quartiere St.Pauli, da voi non possiamo congedarci senza avervi fornito una serie di suggerimenti inerenti i migliori locali da frequentare:
- Primo della lista è senza ombra di dubbio alcuna il Grosse Freiheit 36, insieme alle tre sale che di essa fan tripartita suddivisione. La prima sala, quella che per ampiezza è la maggiore, è stata allestita per ospitare feste e rassegne musicali. Nella seconda, quella più in basso situata, ad esibirsi sono invece i complessi emergenti. La terza ed ultima è infine dedicata ai patiti del ballo latinoamericano;
- Secondo locale è l’Angie’s Nightclub. Peculiarità che ne decreta fortune è la musica dal vivo suonata al suo interno. I generi selezionati vanno dal jazz al dance fino ad arrivare allo swing;
- Dal gruppetto non poteva essere omesso il Molotow Club. Nel fine settimana, il genere rock recita i ruolo del leone. Nei giorni feriali, al contrario, è la musica house a far da incontrastata padrona. Se potete disporre di budget assai limitato, è qui che dovrete entrare. I drink, apprezzatissimi, sono acquistabili a prezzi davvero risibili (circa 3 euro);
- Location caratteristica è il Fundbureau. Gli archi che sulla soffitta imperano, i graffiti sulle pareti riportati e le raccolte stanze sono tratti d’un viso che piace tanto ai giovani. Periodicamente, serate a tema prevedono il servizio di bevande da oriente giungenti, come birra russa e vodka;
- In ultimo, ma non per importanza, c’è il Prinzenbar. Concerti dove densa è la frequentazione, arredi liberty, lumiere che dal soffitto ondeggiano ed un’ampia sala dove al ritmo di musica scatenarsi costituiscono motivi che qui vi dovrebbero strattonare.
Consigli finali
Paragrafo finale, come sempre, viene apparecchiato per la consueta carrellata di consigli:
- Se si inizia dal cibo, mai si sbaglia. Icona della pasticceria teutonica è il franzbrochten, un rollò di pasta sfogliata la quale, in sede di preparazione, viene unita a burro e cannella. Qualche volta, aggiunta non indigesta è rappresentata da uva sultanina o golose gocce di cioccolato. Accostare la Germania alla sola carne è errore madornale. Ad Amburgo, il pesce è ottimo, ed il pannfisch lo conferma. Si è in presenza di tranci di pesce, sottoposti a previa frittura, guarniti con salsa alla senape e circondati da manciata generosa di croccanti patatine fritte;
- Nel darvi modo di sapere quale tra i quartieri per il soggiorno è il migliore, ci sentiamo di risaltare quello chiamato Altstadt. Concentrando la vacanza nel mese di settembre, tariffa per una sistemazione a tre stelle è pari a circa 80 euro a notte. Qualcosa in più serve per stanza a quattro stelle, per prezzi compresi tra i 100 ed i 120 euro;
- Tra le compagnie aeree che verso Amburgo volano ci sono Air France, Brussels Airlines e Luxair;
- Pasto per due persone in ristorante di lignaggio medio arriva a costare 50 euro. Per colazione, il cappuccino non è bevanda così accessibile, dato un prezzo medio di circa 3 euro;
- La città si divide in cinque zone distinte, perciò i biglietti per i mezzi pubblici cambieranno tenendo presente tal parametro. La metropolitana, aperta al pubblico nel 1912, ha 4 linee (la numero 4 porta ad Hafencity).